domenica 10 luglio 2011

Assaggi da una vacanza estemporanea




Che fare quando un viaggio on the road Napoli–Spagna-Parigi con l’amica del cuore (avete presente Telma e Louise, con l’happy ending pero’!) salta per …mancanza di macchina?
O si rinuncia, o ci si arrangia. E noi siamo decisamente per quest’ultima opzione. Quindi, gambe in spalla e andiamo a piedi (ok, in treno) a prendere quella stessa nave per Barcellona che avrebbe dovuto caricare anche la fiammante macchina rossa. Quasi 24 ore di navigazione in cui non sapendo che fare assaggiamo tutti i caffe’ di bordo e occupiamo a oltranza il centro benessere, e siamo a Barcellona.  

Sosta non prevista, che si doveva partire subito per Tossa del Mar. Invece due giorni prima abbiamo deciso di dormire nella capitale catalana, ed era partita la vana ricerca di un posto per il Tickets, perche’ bisognera’ pure cenare. 
Nulla da fare, per cui ripieghiamo - senza troppo rimpianti – sul Dos Palillos. A meta’ tra il Tapas e il sushi bar – in commune hanno entrambi il bancone e le porzioni piccole, ready made – è un posto decisamente divertente, oltre che buono. Davanti ai nostri occhi, giovani punkchef molto global guidati dall’ex elBulli Albert Raurich, preparano con nipponica precisione - e iberica disponibilita’ a rispondere alle nostre domande – il sequel dei piatti dei due menu degustazione (per noi quello “un palillo” da 13 portate a 55 euro, per altri commensali seduti allo stesso bancone quello “dos palillos” da 15 portate a 70 euro che include anche il famoso japo burger, tocchera’ tornare!).
 
Tra i vari assaggi - aperti da una versione fresca e analcolica di mojito con grano e shizo – abbiamo apprezzato particolarmente i cannolicchi con olio di curry rosso e cipolla, i ravioli con spinaci, pack choi, shijtake e trompet al sesamo nero, la padellata di verdure (soprattutto per il buonissimo e croccante fungo bianco cinese che ci ha fatto scervellare tutta la sera – Verza? Alga? - fino a che uno dei cuochi non si è mosso a compassione e ce l’ha fatto vedere da crudo), il sushi fai da te e i ravioli gyosa ripieni di verdure e maiale croccante con salsa di soia allo zenzero

Dopo l’ottima cena, ancora con valige al seguito, ci prepariamo alla folle notte di Barça… nei letti a castello senza aria condizionata dell’Hostalet Barceloneta, nella parte piu’ brutta dell’Eixample, ma tant’è.

L’indomani, senza guardarsi indietro, si parte con il bus Sarfa per la nostra - a questo punto unica - meta: Cadaqués. Piccolo villaggio di pescatori affacciato su una splendida cala, ben al riparo dalle brutture e dal casino di altre localita’ della Costa Brava – siamo quasi al confine con la Francia, nella comarca dell' Alt Empordà - Cadaqués è famosa soprattutto perche’ qui ci veniva in vacanza da piccolo Salvador Dali’, che ha poi vissuto a lungo con la moglie Gala in una bella e visionaria villa (visitabile, su prenotazione) nella vicina, ancor piu’ incantevole cala di Port Lligat.  


Nonostante la presenza di Dali’ possa risultare a volte un po’ ingombrante (avete presente “qui Dali’ ha dipinto il tal quadro.”, “qui Dali passava le sue serate”…. Etc) Cadaqués – specialmente fuori stagione, cioe’ prima del 15 luglio o dopo il 30 agosto – ‘ un luogo davvero incantevole, con le sue viuzze (tutte in salita e lastricate di pietre aguzze, a prova di tacco!) e le case bianche, i baretti, le spiagge di ciottoli (comodi, anche quelli…) dalle acque cristalline e gelate. 
L’ideale per passare qualche giorno di mare e relax prima dell’arrivo delle orde di turisti (e comunque qui c’è una soglia “naturale” data dalla limitata possibilità di parcheggio), non facendosi mancare qualche assaggio di specialità locali, a partire dalle ottime anchoas e dal pesce fresco locale, purtroppo spesso rovinato dall’uso di olio si semi o di olio di oliva di scadente qualità. 

Ecco una selezione di indirizzi – anche non gastronomici – per andare sul sicuro:

PS: se siete Dalimaniaci, approfittate magari di un giorno di pioggia e andate a Figueres a visitare la delirante casa-museo di Dali ricavata nell’ex teatro della citta’.

Hotel Ubaldo, www.hotelubaldo.com. Il semplice alberghetto dove abbiamo dormito. Le stanze sono molto basic e non c’è ascensore, ma la posizione è comodissima (a due passi dalle spiagge, dal “centro” e soprattutto dal Brown Sugar, vedi dopo) ed è economico. In più, noi abbiamo avuto la camera all’ultimo piano con terrazzetto per aperitivi da cui si poteva anche scroccare il wifi di qualche vicino, e fare tre piani a piedi aiuta a smaltire la cerveza di troppo!

EsFornet, C/ Miquel Rosset 2: caffetteria, pasticceria ma soprattutto forno, è diventato in breve il nostro punto di riferimento per colazioni e merende dolci e salate. Ottimi i paninetti a forma di Topolino (nel senso di Mickey Mouse) con jamon e formaggio di capra, le baguette-pizza e i tipici bunyols (specie di zeppoline fritte simili alle castagnole) che qui pare siano stati dichiarati i più buoni dell’Alt Empordà. Anche al primo posto della mia personale classifica del pan con tomate, la mia colazione spagnola per eccellenza provata per voi in tutti i bar di Cadaqués!




Ca l'Anita C/ Miquel Roset, 16. Quotato anche dalla Lonely Planet e da El Mundo, è un’istituzione di Cadaqués da oltre 40 anni. Ovviamente frequentato da Dali’ e compagnia ai tempi d’oro, è una “casa-bodega” dove ci si siede al tavolo con sconosciuti e si è un po’ vittime del (simpatico) padrone di casa, Juanito (Joan Martí), nella scelta dei piatti. Insomma, uno di quei posti che o è una sola pazzesca per turisti, o una figata. A noi è sembrato decisamente quest’ultima, e ci siamo pentite di non esserci andate prima. L’atmosfera – nonostante l-ambiente piuttosto scuro – è solare e Juanito sa il fatto suo. Abbiamo chiacchierato con lui e con gli altri ospiti al nostro tavolo (una simpatica e traquilla coppia di Madrid e due signore di Valencia, che arrivavano apposta da Roses) e abbiamo mangiato e bevuto davvero bene: pane con alici (ottime!) e formaggio per iniziare, gamberoni e branzino alla griglia squisiti (finalmente non inondati di aglio e olio cattivo), e un buonissimo semifreddo al torroncino, con il rosato della vicina cantina Perafita –Martin Faixo. 
Muy bueno.


El Meliton, Ptge. Maritim. Marcel Duchamp ci giocava a scacchi, fanno un buon caffè (illy), c’è il wifi gratuito e non si mangia nemmeno male – ottima tortilla caliente e insalata con frutta secca e formaggio di capra – in questo bar affacciato sul mare e sulla piazza principale. What else?


Brown Sugar, C/ Vigilants. L’abbiamo adocchiato al primo giro di perlustrazione nel villaggio. “questo è un posticino carino”. Detto fatto, ci passiamo la prima sera per un aperitivo e ci fermiamo per due ore – rischiando di rimanere senza cena – a bere, ascoltare musica e chiacchierare con Rudi, il simpatico proprietario, e le sue due collaboratrici. Fotografo, ha passato vari anni alle Canarie poi ha deciso di venirsene qui e ha aperto – il 15 agosto di due anni fa – questo minuscolo baretto. 
Un bancone colmo di frutta fresca, locale e tropicale, sgabelli qualche sedia (il divanetto è riservato ai musicisti che si alternano a suonare, dal bel chitarrista di flamenco cadaqueno ai cantanti di indie music globetrotter). Niente  bibite “multinazionali”, niente zucchero raffinato, solo frutta fresca, “tapas” etniche con guacamole o hummous, buona musica
Questo e i cocktail ben fatti (di cui pero’ bonta e tenore alcolico, va detto, variano n base a se li fa Rudi e per chi) ne hanno fatto uno dei punti di ritrovo della ggente ggiovane di Cadaqués, in alternativa al più famoso jazz club S’Hostal (dove, indovinate un po’, passava le sue serate Dali'…) o al fascinoso ma un po’ troppo nostalgico Habana Club dove Nanu ripropone un repertorio di classici spagnoli e francesi un po’…ehm … melancolici. Insomma, al Brown Sugar ci abbiamo passato 3 serate su 4, facendo il più delle volte le ore piccole a bere e a chiacchierare con gente da tutto il mondo, incluso il venditore di rose del Pakistan!


Iturria, C/ Unio. Una accanto all’altra, una galleria d’arte (dell’artista paragueno Ignacio Iturria) e un negozio di abbigliamento di sua moglie, stilista, che propone vestiti e accessori molto originali e carini.

Gemma Ridameya, C/ Unio. Donne, attente! La bottega di gioielleria di Gemma – se non c’è lei ci trovate la sua collaboratrice Magda – è un vero pericolo. I suoi gioielli in argento, legno e pietre (avete presente i sassolini raccolti in spiaggia?) sono semplicemente meravigliosi. Non ne uscirete con il portafogli intatto!

Qualche piccola delusione:

Xiringuito de Port Lligat,  sembra un normalissimo chiosco sulla spiaggia ma poi ti stupisce con piatti a base di foie gras e pesci pregiati. È carino e accogliente, ma le mie seppie a la planha erano annegate nell’olio e nell’aglio. Peccato!

Cuatro, Paseig Maritim 4.  affacciato sulla piazza principale, con un ambiente moderno e curato e un menu ricco e allettante, con piatti di cucina mediterranea altrettanto curati ma poco…veraci, e abbastanza cari. Bello senz’anima.

El Boia, chiringuito sulla spiaggia di Cadaques. A parte il nome, la location è ideale ma sia il pan con tomate della colazione sia le tapas come apertivo sono stati un po’  deludenti!

El Pescador, Calle. Ottima posizione, tono un po’ piu’ elegante, prezzi decisamente piu’ cari della media. Ma a me la paella marinera non è piaciuta, e nemmeno l’escalivada di verdure.

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